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Teoria e pratica dei confini
Chi viene da fuori prima o poi si imbatterà nel cartello. Potrebbe essere cento metri piu in là e non cambierebbe nulla. Ma è lí. è lì perché è l ì che Torino comincia (o finisce, per chi venisse da dentro). Uno dice “Ah” e tira dritto. Eppure in quel cartello conficcato nel terreno si nasconde una lunga storia; nel varcare quella linea di confine si entra in uno spazio nuovo al cui interno, magicamente separati da tutto il resto, ci si chiama torinesi—si parla la stessa lingua, ci si affida alle stesse autorità, ci si batte per risolvere gli stessi problemi e migliorare la qualità di una vita in comune. I confini sono fatti cos ì: sono linee sottili ma potenti; linee che, separando, uniscono; linee definitore che spesso non riusciamo a vedere perchénon risiedono nelle cose, ma solo nei segni a matita dei cartografi e nei vomeri immaginari degli amministratori, e dalle quali tuttavia dipende il nostro senso di appartenenza a un luogo; linee per le quali, ahimè, a volte si è anche combattuto, sebbene oggi scompaiano sempre più nella confusione delle tangenziali, dei cavalcavia, dei raccordi, delle rotatorie, delle serpentesche circonvoluzioni che svaniscono tra zone industriali, aree di residua campagna, retroscena di distributori invecchiati male.
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- November 21, 2014